Gli incendi del tempo

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La bella recensione di Lia Libraia a Gli incendi del tempo.
Novità in libreria.
“Gli incendi del tempo” di Emilia Bersabea Cirillo, et al. Edizioni.

Dopo alcuni anni Emilia Bersabea Cirillo con “Gli incendi del tempo”,et al. Edizioni, torna ai racconti, un genere letterario che le è particolarmente congeniale.
Sono sette racconti, ognuno è un “mondo”, un universo che ruota intorno a uno o più personaggi, ma abbraccia paesaggi che vivono all’unisono con chi li guarda, spazi reali o immaginari dove si dipanano gli eventi narrati.
Dopo la lettura di ogni singolo racconto, si avverte il bisogno di fermarsi per riflettere e rivivere le emozioni che il testo ha trasmesso.
La galleria dei personaggi è varia, ricchissima: Adriana, ancora bella, avvolta “in una treccia di bugie” vive a quarant’anni con la madre, perché è sola, legata al ricordo di un amore travolto dalla stagione della lotta armata contro lo Stato.
Il breve episodio del fortino di legno abitato da soldatini blu, regalo ricevuto nella sua infanzia e ritrovato in soffitta, è non solo la chiave che consente ad Adriana di leggere la realtà finale, ma è un racconto nel racconto”.
In “Capo lavoro” e nel personaggio di Nicola, il piastrellista, si avverte la sapiente conoscenza dell’autore architetto, per il lavoro manuale che può anche diventare arte, “un capolavoro” appunto.
Per Nicola lavorare è come “riempire un campo arato di semi, un vaso con i fiori”, egli cerca il bello perché il brutto nega la felicità e il sorriso.
Introdotto dalle penetranti e immaginifiche parole di Gustave Flaubert “Océan”: c’è l’amore sensuale espresso attraverso il desiderio e il corpo, che predispone ad accogliere odori, sapori, leggende bretoni.
Nel “Violino di Sena”, la guerra è vista attraverso la disperazione di due profughi bosniaci “profugo è chi non onora i suoi morti là dove hanno vissuto”. I due mettono in crisi le sicurezze borghesi di Simona che li ospita in Italia a Licosa. Simona comincia a provare dentro di lei quanto ad altri è accaduto: violenza, distruzione, stupro…quasi a mitigare tanto dolore, la bellezza del mare, delle rocce, “dei sentieri panoramici di agavi e ginestre rosa”.
Con “Sogno di sabbia”, il più bello dei racconti, seguiamo il tredicenne Amin, un algerino fuggito dal suo paese per non essere ammazzato. Amin grazie alla solitudine notturna di un centro commerciale e a un vero letto (quello esposto in vetrina!) ogni notte, in una specie di veglia vive un fenomeno di bilocazione: è nel deserto, “corre veloce con le magre gambe, la sabbia rovente gli incendia i piedi”.
I personaggi più originali li incontriamo nell’ultimo racconto.
Menina la vecchia taglialegna e cavapietra di Nusco, vuole aspettare da sola la morte, sperando che arrivi con la luce del nuovo giorno. Ascolta della musica classica che ha imparato ad apprezzare atttraverso Dorota, la colta e gentile badante che, per la prima volta nella sua vita,
la coccola.
Nella veglia che precede la morte, cullata dalla quarta sinfonia di Gustav Mahler, Menina rivive la rivolta del pane del 1917, a Nusco, vede, accanto a se, Rosa Spina, l’amore della sua vita, morta a soli quindici anni, di parto, in carcere, per aver gridato “pane e libertà”.
“La morte è una giostra che gira veloce con i cavalli di legno bloccati a terra”.
Ma nel libro non manca, come sempre in E.B Cirillo, la sua città.
Avellino fa da sfondo soprattutto al racconto “Gli infiniti possibili”. “La Luce mi incantò. La luce polverosa e dorata di quel mattino di giugno che contrastava con il panorama terrigno di case e chiese: il campanile del Carmine, il campanile di Santa Rita, la sagoma del duomo, la torre dell’orologio, le case del centro storico, la sagoma del castello longobardo. E poi colline, a perdita d’occhio”.
Il racconto descrive il clima in cui, per merito di Saverio e di Luigi Nono, nacque negli anni ‘75 Musica Incontro “La sfida delle sfide culturali che un gruppo di giovani lanciò a questa città”.
Al di là delle tante e diverse emozioni che ogni storia evoca nel lettore, cosa rende unitario il testo della Cirillo?
Innanzitutto una scrittura intensa ed elegante; la capacità unica di seguire i suoi personaggi con uno sguardo che vorrebbe essere disincantato ma è tutto teso a cogliere ogni palpito di umanità, ogni espressione di bellezza; la voglia di felicità per sé e per gli altri.
Nel testo si avverte la persistente tensione verso il bello e verso la felicità perfetta, assoluta come la parola stessa…ma esiste la felicità assoluta?
Lia Tino

3 pensieri su “Gli incendi del tempo

  1. Un libro sicuramente da leggere. Ne ho avuto la certezza già ascoltando dalla voce dell’autrice il racconto sulla rivolta del pane, e questa bella e realistica recensione (lo posso affermare perchè mi rivedo totalmente nel commento al racconto che conosco) non solo conferma tale convinzione ma offre ulteriri suggestioni e ragioni per gustare fino in fondo tutte le intense emozioni che la potenza delle pagine scriite da Emilia sono capaci di offrire.

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