Domani è il 2024

Mi sembrava una data lontanissima, il 2024, quasi da fantascienza. Non ci arriverò, pensavo, è davvero troppo tempo e contemplavo i miei sedici anni, ingessati nei calzini bianchi di cotone, come dovessero essere eterni.

In questo lungo spazio di vita, tra il 1971 ad oggi, il mio tempo è andato a passo di trotto, cercando accelerazioni, a volte, impennate o frenetici galoppi, alzando polvere, macerie, palazzi, costruendo affetti, case, famiglie, figli, dando alla luce scritture, racconti, romanzi. E così, sguardo indietro, vedo sul percorso della mia vita infiniti pulviscoli aggregati, che vorticano come atomi( per come noi immaginiamo la loro struttura) in un’aria bassa, azzurra, di salsedine e di neve, frantumi che cercano ancora una unità. Non si finisce mai di andare oltre il dolore, le perdite nella mia vita sono state tante, a volte inattese, a volte accudite, illuminate da fioca speranza e molta molta rassegnazione. Non si finisce mai di contare con ostinazione i pulviscoli scomparsi della nostra vita, chiedendoci a quale di questi andremo ad appartenere, se mai apparterremo a qualcosa, dopo.

Ma oggi vorrei andare, almeno me lo auguro, incontro alla gioia, perché ce la meritiamo, perché dopo anni di vuoto, di apnea forse è il momento di pensare al pieno, almeno a cominciare a progettare, scrivere, condividere, sorridere di nuovo, perché ancora non si riesce a ridere.

Allora domani è il 2024, non ci posso credere.

Quella ragazzina dai calzini bianchi e i capelli corti biondi, che stava dietro ai cortei studenteschi e frequentava San Ciro, in una ricerca di senso della vita, che ha studiato contro voglia architettura mentre pensava a Pavese e alla Wolf, è ancora qui, e scrive questi pensieri sul computer, e si chiede per quanti anni ancora augurerà “Buon Anno! Alle persone che ama ogni 1 gennaio, quante volte si tufferà nel mare e asciugherà i capelli al sole, sarà rapita leggendo da un incipit, scriverà un nuovo inizio di racconti, deciderà di mettersi a dieta, bacerà le manine paffute di suo nipote Valerio.

Voglio guardare al tempo come un alleato, un amico da abbracciare, una conchiglia da cui estrarre perle, voglio donare tempo e donarmi al tempo, senza sentirmi al trotto. Passo, passo, che non significa non sto al gioco. Passo, che significa ritrovo la mia misura, quella che mi permette un equilibrio tra i viventi.

Buon 2024 a tutte le persone che amo! Un abbraccio a tutti!

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